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Städel Museum di Francoforte al Palaexpo. Dal Goethe di Tischbein all'agnello di Klee
Il Palazzo delle Esposizioni dal 1° aprile al 17 luglio 2011 ospiterà 100 capolavori dallo Städel Museum di Francoforte. Impressionismo, Espressionismo, Avanguardia, una mostra a cura di Felix Krämer che per la prima volta permetterà di ammirare in Italia opere provenienti dal celebre museo.
Lo Städel Museum di Francoforte è una delle più ricche e prestigiose raccolte europee d’arte antica e moderna nato per volontà di Johann Friederich Städel (1728-1816) mercante e banchiere che, dopo aver permesso il pubblico accesso alla sua collezione privata, alla sua biblioteca e aver creato una scuola d’arte, le donò alla città con un patrimonio di un milione di fiorini, facendo sì che fosse una fondazione finanziariamente indipendente e quindi libera da qualsiasi intromissione da parte delle autorità, un caso unico nel suo genere nell’Europa del tempo.
Alla conferenza stampa del 31 marzo Mario De Simoni, direttore del Palazzo delle Esposizioni, ha detto che le opere esposte vanno dall'inizio del'800 alle correnti artistiche cruciali del secolo scorso, e sono state scelte per sottolineare gli intrecci e le reciproche influenze tra pittori; riaffermando così la vocazione modernista del Palazzo delle Esposizioni. Ha anche ricordato come, durante il Nazismo, lo Städel Museum fu costretto a spogliarsi delle opere d'arte definita "degenerata", come per esempio la prima versione del Ritratto del dottor Gachet di Van Gogh. De Simoni ha anche aggiunto che ci saranno eventi collaterali alla mostra come concerti e proiezioni di film espressionisti muti, con la colonna sonora scelta da famosi scrittori; chissà se qualcuno sceglierà la musica di compositori dell'epoca come quella di Arnold Schönberg, Alban Berg, Kurt Weill.
Max Hollein, direttore dello Städel Museum, ha spiegato che il museo ha opere che spaziano dal Rinascimento al moderno, in quanto una delle caratteristiche nella scelta, fin dall'origine del museo, è stata l'attenzione per l'arte contemporanea. Ha sottolineato inoltre che solitamente le opere non vengono prestate, ma in occasione dell'ampliamento del museo, poiché lo spazio è temporaneamente ridotto, hanno pensato di condividere con altri la visione delle opere. Roma è una città simbolo in quanto il primo direttore del museo, l’artista Philipp Veit appartenne alla corrente dei Nazareni – pittori tedeschi attivi proprio a Roma ad inizio '800 che si ispirarono alla pittura del Rinascimento.
Desideriamo evidenziare il diverso e migliore, a nostro avviso, modo di concepire la gestione di un museo che consente una conservazione efficiente delle opere d'arte, non esponendole a continui spostamenti, e che ha maggiore rispetto per i visitatori, non sottraendo opere importanti alla visione del pubblico della città sede del museo.
L'esposizione dei quadri è articolata in sette sale: nella prima, dedicata al Classicismo, troneggia il mitico ritratto di Goethe nella campagna romana (1786-87) realizzato da Johann H. W. Tischbein (con due piedi sinistri, non se ne conosce ancora il motivo, sic!); presenti anche opere di pittori tedeschi attivi in Italia come Le cascate di Tivoli di Carl Philipp Fohr (1817). Nondimeno troviamo quelle di pittori legati al Romanticismo, con quadri fortemente evocativi di intense atmosfere come la splendida e scenografica La quercia millenaria di Carl Friedrich Lessing (1837) e Montagne nelle nebbia di Caspar David Friedrich (1835, opera di ridotte dimensioni rispetto ai paesaggi cimiteriali che lo hanno reso celebre).
Nella seconda sala, dedicata al Realismo, ci sono dipinti di Corot e Courbet che insegnò nella scuola d'arte ma anche di Cézanne e Van Gogh; troneggia anche Eva, che si nasconde per la vergogna di aver scoperto la propria nudità, splendida statua di bronzo di Rodin. Segue poi lo spazio dedicato al Simbolismo con un'opera di Böcklin, (di cui Hitler era ammiratore avendolo conosciuto attraverso Göring, e poi comprando la versione de L'Isola dei Morti del 1883, la terza versione dipinta dal maestro), Villa sul mare (1871-74), pensosa ed evocativa; la Pietà (1867) di Gustav Moreau e In osteria (1890) di Edvard Munch, che esprimono, in modi diversi, tragicità e desolazione.
Nella sala dedicata all'Impressionismo ci sono opere di Monet e Renoir di cui è presente una espressiva Coco (1908), scultura in bronzo come anche La grande ballerina (1919) di Degas di cui c'è anche il quadro Musicisti d'orchestra (1872) un efficace rappresentazione del mondo dello spettacolo. In questa sala sono presenti anche opere pittori appartenenti alla corrente Nabis (in ebraico profeti) che rivendicavano una grande libertà nel modo di dipingere che si espresse con campiture di colori intensi e puri, una pittura piatta senza ombra e modellato, come Piccolo paesaggio con pescatori d' alghe (1889) di Sérusiers.
Nella quinta sezione è rappresentato l'Espressionismo tedesco con un gruppo di opere afferenti alle idee del gruppo di Die Brücke (il ponte); le provocatorie opere di Nolde come Il Corteggiamento e Cristo negli Inferi (1916) con colori accesi, contrastanti, quelle intense con forte cromatismo di Ernst Ludwig Kirchner come Suonatore di organetto al chiaro di luna (1924) e Cacciatore di gabbiani (1912) e lo splendido Fiori e ceramica (1911) di Henri Matisse, pittore allora nel gruppo dei Fauves.
La successiva sala è dedicata a Beckmann, tra le opere che illustrano la personalità dell'artista peculiare e affascinante, per soggetti, composizione e cromatismo, splendido esempio La Sinagoga a Francoforte sul Meno (1919) in cui si nota l'influenza di Chagall. Nell'ultima sezione ci sono opere delle avanguardie della prima metà del secolo scorso, tra questi il Ritratto di Fernand Olivier (1909) del Picasso cubista e L'Agnello (1932) di Klee che evoca le vetrate delle chiese gotiche. Le ultime sale dedicate alle avanguardie sono la testimonianza dell'impegno a ricostituire, dopo le perdite subite a causa dei nazisti, questa parte della storia dell'arte con opere di alto profilo artistico.